
“Dobbiamo credere nell’intelligenza artificiale?”
Il tema è stato al centro della tavola rotonda organizzata il 21 gennaio alla Fondazione Bruno Kessler in conclusione del progetto di ricerca REBE
Per meglio comprendere come le persone oggi vivano la diffusione dell’intelligenza artificiale il Centro per le Scienze Religiose della Fondazione Bruno Kessler (FBK-ISR) ha organizzato martedì 21 gennaio a Trento la tavola rotonda “Dobbiamo credere nell’Intelligenza Artificiale?”.
L’incontro, che si è tenuto nell’Aula grande della sede FBK in via S. Croce, è stato anche l’evento conclusivo del progetto di ricerca REBE – Resilient Beliefs and Beyond, condotto da FBK-ISR tra il 2022 e il 2024, in collaborazione con l’Università di Innsbruck, lo Studio Teologico Accademico di Bressanone e il finanziamento dell’Euregio Science Fund.
Prendendo spunto da un’attività svolta nell’ambito del progetto con due classi dell’Istituto Artigianelli di Trento, i tre ricercatori FBK-ISR impegnati nell’indagine, Paolo Costa, Eugenia Lancellotta e Boris Rähme, hanno dialogato con Michela Milano, direttrice del Centro Digital Society FBK, e Paolo Traverso, direttore della Pianificazione Strategica FBK, circa le convinzioni forti che ruotano attorno alla rivoluzione dell’AI, il loro rapporto con le evidenze empiriche e come tali credenze ne potranno influenzare lo sviluppo nel futuro prossimo.
“Agli studenti”, ha spiegato Paolo Costa, “abbiamo innanzitutto chiesto che cos’è secondo loro l’intelligenza e che caratteristiche ha quella artificiale. Ci hanno detto che per loro l’intelligenza è riuscire a risolvere i problemi con la propria testa, adattandosi alle diverse situazioni ma è anche distinguere il bene dal male e assumere un punto di vista sul mondo. L’intelligenza ha a che fare con la creatività ed è qualcosa che suscita ammirazione. Secondo loro le macchine intelligenti non hanno però un’interiorità, una cognizione, e non distinguono il bene dal male.”
“Sono molto d’accordo con gli studenti”, ha sottolineato Paolo Traverso, “L’intelligenza artificiale, anche se ci stupisce, è un’intelligenza diversa dalla nostra e bisogna esserne sempre consapevoli. La forza che ha l’intelligenza artificiale va usata per il bene, per fare cose molto utili alle persone, tenendo sempre presente che parliamo di una macchina che non ha cognizione”.
“Fin dal 1956, quando nacque l’AI”, ha confermato Michela Milano, “lo scopo non è stato quello di ricostruire l’intelligenza umana ma di simularne le caratteristiche: la capacità di ragionare, pianificare, apprendere, percepire il mondo circostante ed interagire con esso. L’intelligenza artificiale può fare da supporto alle decisioni quando serve che siano basate sull’evidenza e su criteri il più possibile oggettivi”.
Eugenia Lancellotta ha parlato dei rischi individuati dai ragazzi, relativi all’aspetto creativo dell’intelligenza artificiale, che potrebbe competere col nostro, e al fatto che, a causa della nostra pigrizia, potremmo lasciare decidere tutto alle macchine.
“L’AI”, ha spiegato Michela Milano, “ci spaventa perché si teme che sostituisca non solo il lavoro fisico, come hanno fatto altre tecnologie, ma anche quello creativo. Negli ultimi anni, l’AI generativa ha, infatti, raggiunto la capacità di riprodurre testi, musiche, immagini, video del tutto realistici ma non reali. Tuttavia, una delle critiche che viene fatta all’AI generativa è che non sia veramente creativa ma imiti la creatività umana. Penso che l’intelligenza artificiale abbia un grandissimo potenziale per la collaborazione con l’artista. Possono essere creati degli artefatti che né un essere umano da solo né una macchina da sola possono realizzare, ma che nascono dalla collaborazione. Poi c’è il tema della deresponsabilizzazione dell’esperto, del lasciare decidere tutto alla macchina. Ma se siamo in grado di tenere sempre il controllo dell’essere umano nei vari processi, possiamo sfruttare quelli che sono i lati positivi delle macchine.” “In campo sanitario”, ha esemplificato Paolo Traverso, “in pochi millisecondi la macchina è capace di rilevare da un’immagine medica se c’è una retinopatia e questo è un immenso vantaggio perché è come se ai medici fossero offerti degli occhi instancabili a loro supporto”.
Boris Rähme ha quindi fatto emergere altri temi legati all’AI come la regolamentazione e gli aspetti economici e geopolitici.
“In questo momento”, ha osservato Paolo Traverso, “l’AI è in mano a poche grandi realtà. L’Europa può avere un ruolo attraverso la regolamentazione, che tuttavia non deve frenare lo sviluppo. Il ruolo dei Centri di Ricerca può essere quello di mettere a punto sistemi più piccoli e meno energivori, che eseguono meglio compiti molto specifici.”.
“È importante”, ha concluso Michela Milano, “che l’AI vada regolamentata. Alla FBK stiamo partendo con un’iniziativa per comprendere se i sistemi di intelligenza artificiale siano in linea con l’AI Act europeo. Si può usare l’AI per rendere più centrata sulla persona la pubblica amministrazione, più equo il sistema sanitario, aspetti di cui in genere non si occupano le Big Tech ma che sono cruciali per la nostra società. In generale, la persona deve sempre essere al centro della progettazione”.
Il progetto di ricerca del Fondo EUREGIO per la scienza REBE, iniziato nel maggio 2022 e conclusosi nel dicembre 2024, è stato supervisionato da Christoph Amor (Bressanone), Paolo Costa (Trento), Katherine Dormandy (Innsbruck), Martin Lintner (Bressanone), Winfried Löffler (Innsbruck), Boris Rähme (Trento) e condotto da tre ricercatori post-dottorato, Scott Hill (Innsbruck), Gloria Dell’Eva (Bressanone), Eugenia Lancellotta (Trento), che hanno vinto bandi altamente competitivi.
I tre gruppi avevano focus di ricerca complementari. Il gruppo di Innsbruck si è occupato di questioni epistemologiche riguardanti gli aspetti resilienti delle visioni del mondo e la loro giustificazione epistemica. Il gruppo di Trento si è concentrato sugli aspetti empirici e religiosi della resilienza e del disaccordo delle credenze. Il punto focale di Bressanone/Brixen è stata la natura delle credenze religiose e la forza di attrazione del cristianesimo al di fuori dei suoi confini.
Tra gli obiettivi del progetto REBE c’era anche la realizzazione di una serie di attività e materiali didattici per gli studenti delle scuole superiori. A tal fine, grazie alla collaborazione di FBK Junior, Paolo Costa ed Eugenia Lancellotta hanno svolto un’attività didattica con due classi dell’Istituto Pavoniano Artigianelli di Trento, sotto la supervisione della professoressa Giada Saltori.
L’attività si è articolata in sei incontri in cui è stata dapprima presentata e discussa l’idea di “credenze resilienti” e poi è stato chiesto agli studenti di esplicitare le proprie e di metterle alla prova partendo da due casi di studio. Il primo è la rivoluzione dell’intelligenza artificiale. Il secondo è come i social media hanno cambiato la socialità delle persone negli ultimi due decenni.
L’obiettivo è stato aumentare la consapevolezza degli studenti sulle diverse fonti delle loro convinzioni più solide.

da sx a dx: Boris Rähme, Eugenia Lancellotta, Paolo Costa, Michela Milano, Paolo Traverso