
NEXGEN: il futuro delle donne nella scienza
Ricercatrici FBK protagoniste dell’incontro con le scuole superiori per raccontare le loro esperienze professionali.
Non è solo un problema occupazionale. È una questione di sviluppo, equità e futuro. Le professioni STEM – quelle legate a scienza, tecnologia, ingegneria e matematica – sono sempre più richieste dal mondo del lavoro, eppure restano drammaticamente scoperte: in Trentino, l’86% delle posizioni STEM non trova candidati. Ma soprattutto: non trova candidate.
In questo scenario si è svolto “NexGEN: spazio, clima, genere, salute e AI. Il Domani è ora”, un evento aperto al pubblico, ma dedicato prima di tutto alle studentesse e agli studenti dell’Istituto Tecnico Tecnologico Buonarroti di Trento e nato dal gemellaggio tra le sezioni FIDAPA di Trento e Roma. Protagoniste della mattinata, le ricercatrici della Fondazione Bruno Kessler: Dominique Cappelletti, Elena Donini, Monica Moroni ed Elena Tomasi, impegnate in progetti che vanno dalla medicina predittiva alla meteorologia, fino alla space science sempre passando per l’intelligenza artificiale. Donne che fanno scienza ad alto livello e che possono rappresentare modelli concreti e ispiranti per le nuove generazioni.
Ad aprire l’incontro, il richiamo a una delle pioniere dell’ingegneria italiana: Amalia Ercoli Finzi, prima donna laureata in Ingegneria aeronautica al Politecnico di Milano, unica iscritta del suo corso, e oggi figura molto attiva nella promozione delle carriere femminili nella scienza. “Donne e tecnologia è un binomio che ancora oggi qualcuno definisce improprio – ha ricordato – ma non c’è nulla di più sbagliato. Siamo state abituate a lavorare duro, e possiamo dare un contributo fondamentale a tanti problemi attuali e all’interno di professioni considerate ancora maschili”.
Ma c’è anche chi, questo gender gap, non lo vive sulla propria pelle, anzi si è avvicinata alla scienza con grande naturalezza: solo le ricercatrici FBK. Giovani, competenti, con percorsi diversi ma un messaggio comune: fare ricerca scientifica è stimolante e divertente. Elena Donini che lavora nel gruppo di ricerca Remote Sensing for Digital Earth del Centro Digital Society di FBK, oggi coinvolta nella missione spaziale europea JUICE per lo studio del sistema gioviano, ha raccontato la sua passione nata da diversi studi e diverse esperienze in ambito universitario. Oggi lavora su algoritmi per interpretare i dati radar dallo spazio, applicabili anche al cambiamento climatico sulla Terra.
Monica Moroni, matematica con dottorato in neuroscienze, lavora oggi per il Centro Digital Health&Wellbeing di FBK dove porta avanti, tra gli altri, un il progetto Neuro ArtP3 che si occupa di applicare l’IA a una medicina che sia predittiva, preventiva, personalizzata.
Anche Elena Tomasi, esperta in meteorologia e clima e ricercatrice presso DSIP (Data Science for Industry and Physics) nel Centro Digital Industry di FBK, lavora su previsioni ad alta risoluzione spaziale e temporale: “Con l’intelligenza artificiale stiamo rivoluzionando il modo di prevedere eventi estremi e supportare la Protezione Civile.”
I loro racconti mostrano quanto sia importante guardare oltre gli stereotipi. Nessuna di loro ha seguito un percorso lineare: chi è passata dal liceo classico alla matematica, chi ha unito i cosiddetti “role models” del padre ingegnere civile e della madre ingegnere ambientale. Tutte però hanno trovato la via per trasformare la passione in professione, e oggi lavorano su frontiere tecnologiche decisive.
A sottolineare l’urgenza di un cambio di rotta, l’intervento di Dominique Cappelletti ricercatrice in IRVAPP (Istituto per la Ricerca Valutativa sulle Politiche Pubbliche) di FBK: “Abbiamo bisogno di più equilibrio di genere nelle STEM. La diversità è un valore non solo sociale, ma anche produttivo: porta a decisioni e soluzioni migliori, più rappresentative, più creative. Il gender gap è anche un freno allo sviluppo.”
Ridurre quel divario significa intervenire a monte, fin dalla scuola. Nasce da qui il progetto Sparkle, promosso da FBK, che coinvolge dodici istituti scolastici tra Trentino e Veneto, con attività sperimentali di laboratorio, coaching e formazione dei docenti. Un’azione concreta per spezzare le traiettorie educative troppo rigide e permettere a tutti – e a tutte – di scegliere con libertà e consapevolezza.